Tradotto da Francesca Nuzzo.
Siete tentati ad acquistare i ‘superfoods’ perchè salutari, nonostante il loro costo elevato? Le seguenti attività incoraggiano gli studenti a verificare alcune affermazioni riguardanti questi cibi così di moda.
di chia
Marco Verch/Flickr, CC BY 2.0
Quando pensate ad uno spuntino per pranzo o a degli ingredienti per una cena in famiglia, scegliete i ‘superfoods’? Negli ultimi anni, una pubblicità spropositata ha reso popolari cibi esotici come i semi di chia, le bacche di goji e l’ avocado. I superfood sono descritti dai media come estremamente nutrienti e con benefici per la salute – ma cosa sono esattamente i ‘superfoods’, ed è corretto promuoverli? In effetti, manca una loro definizione chiara e questi alimenti spesso hanno prezzi elevati pur non essendoci evidenze scientifiche di loro benifici (Van den Driessche, Plat & Mensin, 2018).
Si vuole incoraggiare gli studenti a riflettere sull’idea dei superfood, poprio perchè i giovani hanno un peso significante nella scelta del cibo acquistato da tutta la famiglia. Abbiamo ideato semplici esperimenti per permettere agli studenti di analizzare il contenuto nutrizionale dei superfood da loro selezionati, e confrontarli con le alternative convenzionali e meno costose. In tal modo, si spera di rendere gli studenti cittadini e consumatori critici capaci di capire gli effetti degli slogan pubblicizzati dai media.
Nell’articolo, ci siamo focalizzati sul succo di goji e sui semi di chia, e si è analizzato il loro specifico contenuto nutritivo, usando metodi qualitativi e quantitativi.
Bacche | Mirtillo Mirtillo rosso Bacche di Goji |
Semi | Semi di Chia Semi di Canapa Quinoa |
Altri | Aglio Zenzero Peperoncino Polline d’api Spirulina Erba di grano |
Le attività sono adatte a studenti di circa 16 anni, sebbene l’analisi quantitativa potrebbe richiedere una conoscenza della chimica più avanzata.
Per tutti gli esperimenti, gli studenti devono indossare guanti e seguire le norme di sicurezza previste per le lezioni di chimica.
Le bacche di goji e il loro succo sono spesso associate ad un livello estremamente elevato di vitamina C. Ma il succo di goji è davvero migliore del classico bicchiere di succo d’arancia a colazione, tenendo conto che il succo di goji è più costoso? In questo esperimento, si confronta qualitativamente il contenuto di acido ascorbico (vitamina C) dei due succhi mediante il test dell’acido ascorbico.
L’attività richiede circa 10 minuti.
Il test dà un’indicazione approssimativa della concentrazione di vitamina C in ogni succo. Nel succo di arancia, la strip è verde, mostrando che il succo contiene un quantitativo abbastanza elevato di vitamina C, quindi ne è una buona fonte. Il succo di Goji rende la strip di colore verde più scuro, suggerendo che il suo succo contiene più vitamina C rispetto al succo d’arancia.
Nella prossima attività, gli studenti useranno un metodo di titolazione per misurare in maniera precisa la concentrazione di vitamina C in ogni succo e la confronteranno con la dose giornaliera consigliata.
Dall’attività 1 sappiamo che sia il succo di goji che quello d’arancia contengono vitamina C – ma quale succo è la scelta migliore per soddisfare il nostro fabbisogno giornaliero di vitamina C?
La titolazione con 2,6-Diclorofenolindofenolo sale sodico diidrato è una procedura comune per la determinazione dell’acido ascorbico. Una mole di questa soluzione reagisce con una mole di acido ascorbico, e la soluzione vira inizialmente da blue chiaro ad incolore, e poi da incolore di nuovo a blue chiaro in corrispondenza dell’end point (quando tutto l’acido ascorbico ha reagito). Poichè l’acido ascorbico è costantemente ossidato dall’ossigeno nell’aria, si aggiunge l’acido ossalico.
Questa attività richiede 45 minuti (più ulteriori 15 minuti di preparazione per le soluzioni).
Nel calcolo, abbiamo ricavato quanta vitamina C è contenuta in 100ml di succo (abbastanza per un bicchiere piccolo).
Dai nostri esperimenti abbiamo visto che 20ml di 2,6-Diclorofenolindofenolo sale sodico diidrato sono necessari per 10ml di succo d’arancia, e 58ml sono necessari per reagire con 10ml di succo di goji. Nei calcoli successivi, abbiamo usato queste figure come esempi, ma gli studenti dovranno sostituire queste figure con quelle dei loro risultati sperimentali.
Calcoli per il succo di arancia:
Vtotale = V1 - V2 = 50 ml – 22 ml = 28 ml
Una mole di 2,6-Diclorofenolindofenolo sale sodico diidrato reagisce con una mole di acido ascorbico.
Così, 1ml di 0.001M di soluzione di 2,6-Diclorofenolindofenolo sale sodico diidrato reagisce con 0,176mg di acido ascorbico (peso molecolare relativo dell’acido ascorbico=176).
Dunque 28ml della soluzione 001M di 2,6-Diclorofenolindofenolo sale sodico diidrato reagisce con 0.176 mg x 28 di acido ascorbico
= 4.93 mg
Questo è il risultato per 10ml di succo d’arancia, quindi 100ml di succo di arancia contengono 49,3mg di vitamina C.
Calcolo per il succo di goji:
Vtotale = V1 - V2 = 70 ml – 12 ml = 58 ml
Così, 1ml di soluzione 0.001M di 2,6-Diclorofenolindofenolo sale sodico diidrato reagisce con 0,176mg di acido ascorbico.
Quindi 58 ml di soluzione 0.001M di 2,6-Diclorofenolindofenolo sale sodico diidrato reagiscono con 0.176 mg × 58 di acido ascorbico.
= 10.21 mg
Questo è il risultato per 10ml di succo d’arancia, quindi 100ml di succo di goji contengono 102.1 mg di vitamina C.
Per un bicchiere grande (300ml) di ogni succo, la quantità di vitamina C è:
Arancia: 49.3 × 3 = 147.9 mg
Succo di Goji: 102.1 × 3 = 306.3 mg
In Germania, un litro di succo di goji costa circa 15 euro, mentre quello di arancia lo si trova a poco meno di €1 per litro. Il fabbisogno di vitamina C è circa 75–100 mg (a seconda dell’età, peso ed altri fattori). Un bicchiere grande (300ml) di succo d’arancia apporta circa 150mg di vitamina C, che costituisce già un 30% in più del fabbisogno giornaliero. Quindi non è necessario bere il succo di goji visto anche il suo maggiore contenuto di vitamina C.
Ovviamente, si dice che il succo di goji ha altri effetti positivi, come quello antiossidante, ma ad oggi questi benefici non sono stati dimostrati sull’uomo (Kulczyński & Gramza-Michałowska, 2016).
L’esperimento mette a confronto il contenuto di proteine dei semi di lino con i semi di chia, un ‘superfood’.
Le proteine costituiscono una parte importante di una dieta bilanciata, specialmente per le persone con uno stile di vita attivo. Ci sono molti prodotti “iper-proteici” sul mercato – ad esempio i cereali da colazione arricchiti con semi di lino o i più costosi semi di chia. Ma questi prodotti contribuiscono realmente ad una dieta ricca di proteine?
Questa attività sfrutta il metodo di Biureto per verificare la presenza delle proteine. Nella reazione, il colore viola è indice della presenza di proteine, perchè gli ioni rame formano un complesso colorato con le proteine.
L’attività richiede circa 30 minuti, più altri 15 minuti per preparare le soluzioni.
I risultati attesi sono nella tabella 2.
Contenuto delle provette | Cambiamento di colore |
---|---|
Latte (controllo) | Viola |
Acqua (controllo) | Blue chiaro |
Semi di chia | Viola |
Semi di lino | Viola |
Il latte contiene proteine, quindi la soluzione del latte diventa viola. I semi di chia e di lino danno anche loro un colore viola, quindi entrambi dovrebbero contenere proteine. Gli studenti noteranno che il viola dei semi di chia è più intenso, a prova del fatto che questi semi contengono un quantitativo maggiore di proteine.
Le proteine migliorano la crescita dei muscoli e contribuiscono ad una dieta bilanciata, ma è veramente necessario spendere di più per i semi di chia? Il fabbisogno giornaliero consigliato di proteine per un adulto è circa around 0.8–1 g per kg di peso corporeo (Rodriguez, 2015) – che sarebbero circa 48g al giorno per una persona da 60kg. Visto le quantità, è abbastanza facile per chiunque acquisire sufficienti proteine seguendo una dieta bilanciata che prevede cibi normali ma ricchi in proteine.
I semi di chia sono ritenuti estramente salutari anche per la presenza di altri nutrienti, come gli acidi grassi insaturi. Inoltre, i media pubblicizzano che mangiare semi di chia dà un maggiore senso di sazietà, e quindi potenzialmente utili alla perdità di peso, questo perchè i semi si gonfiano a contatto con i liquidi, creando un ‘budino gelatinoso di chia’. Comunque, finora, nessuno studio ha confermato le proprietà nutritive e dimagranti dei semi di chia (Ulbricht et al., 2009; Egras et al., 2011).
Dai risultati degli esperimenti gli studenti possono concludere che, in molti casi, alternative non esotiche, meno costoe, forse da fonti locali potrebbero essere sufficienti a soddisfare il fabbisogno giornaliero dei nutrienti e seguire una dieta bilanciata. Per molti superfood, nessuno studio conferma i potenziali effetti benefici sugli uomini. Una dieta bilanciata è la chiave per acquisire abitudini alimentari corrette.
Gli esperimenti potrebbero proseguire con un dibattito in classe sugli aspetti etici e ecologici dei superfood. Ad esempio, la coltivazione intensiva di avocado causa un rilascio enorme di pesticide così come i mezzi di trasporto dal Sud Africa hanno un impatto sull’ambiente. Un aspetto sociale è che la popolarità di alcuni prodotti (ad esempio la quinoa) nei paesi sviluppati ha determinato un aumento del costo nei paesi d’origine (in questo caso soprattutto Cile e Bolivia), e la gente non può più permettersi questi alimenti di base. La discussione può spingersi fino alla domanda di una nutrizione sostenibile, e di educazione ad uno sviluppo sostenibile.